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SANDRO CARTEI CI RACCONTA IL SUO LIBRO "IL MIO MIGLIORE AMICO DI GIOCHI "

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 Come nasce il desiderio di scrivere un libro?

 Nel mio caso l'idea di scrivere un libro è nata dalla voglia di trasmettere ai lettori la passione, la dedizione e le sensazioni (sia positive che negative) che hanno accompagnato la mia esperienza personale nell'aver praticato uno sport, in questo caso il calcio. I principali obiettivi sono stati quelli di far rivivere, magari con un po' di nostalgia, le mie stesse emozioni ai lettori più "adulti", ma sopratutto quello di trasmettere ai lettori più "giovani", in modo semplice ma incisivo, il messaggio che lo sport è soprattutto un insegnamento di vita. Insegnamento di vita in tutte le sue sfaccettature, dalle gioie ai dolori, dalla fortuna alla sfortuna; lo sport, quindi, inteso anche come percorso di crescita. Con il mio libro ho provato a raccontare una mia esperienza di vita, con l'intento di trasformarla in un esempio per le nuove generazioni.

Può il pallone essere considerato un oggetto culto degli anni 70-80?

Decisamente si. Per noi "figli" di quella generazione, penso che il pallone sia stato tutto, e per pallone intendo qualsiasi cosa che rotolasse, anche una semplice lattina vuota oppure un po' di carta arrotolata. Chiunque quindi poteva avere un pallone oppure "inventarselo", e con esso passare ore e giornate intere ed essere felice, fantasticando con la mente. Il tutto tranquillamente al di là dei "canonici" orari degli allenamenti o delle partite, anche per chi praticava il "pallone" come sport

Quanto è cambiato il calcio dagli anni 80 ad oggi?

È cambiato molto, sotto tanti aspetti. Basterebbe guardare quattro partite, una per ogni decennio, dagli anni '80 ad oggi, per accorgersi delle differenze. I ritmi di gioco, il fisico, la forza e la velocità dei calciatori sono aumentati esponenzialmente; gli schemi di gioco sono cambiati, così come le mute da gioco e gli accessori "tecnici". Il tifo sugli spalti e gli stadi sono cambiati. Il tipo di gestione delle società di calcio è cambiata, adeguandosi ai tempi. Perfino le regole sono cambiate, con l'introduzione di strumenti tecnologici come la VAR.

Si è smarrito il romanticismo nello sport?

 Diciamo che vogliono farlo smarrire. Chi? Le televisioni, il sistema economico in generale, i manager che gestiscono le società sportive ad alti livelli. Perché? Perché vogliono "venderti" il "pacchetto" sport come un prodotto già confezionato e finito. Quindi penso che spetti ad ognuno di noi, o come atleta, o come tifoso, vivere lo sport con il giusto romanticismo, al di là del tempo che passa, perché ogni sport sa regalare emozioni uniche, basta saperle "vivere" nel modo giusto

Quanta malinconia è racchiusa in quegli anni lontani?

Sinceramente tanta. Prendendo come esempio la parte iniziale del mio libro, non so quanti bambini, oggi, sarebbero strafelici di trovare un vecchio pallone rattoppato in un campetto in cui sono andati a giocare con il papà, portarselo a casa e cominciare a giocarci in giardino, fantasticando con la mente creandosi partite "immaginarie". E tutto questo perché "noi" bambini di quelle generazioni non avevamo né Playstation, né pay tv. Inoltre, ricordo in quegli anni presidenti di squadre di calcio di serie A o B fare come mestiere il "presidente di una squadra di calcio": oggi esistono solo imprenditori che delegano a degli amministratori la gestione della società, investendo in essa parte dei loro ricavi provenienti da altre attività, con la speranza di un ritorno economico o d'immagine. Diciamo che sono questi gli aspetti del calcio di quegli anni che ricordo con più malinconia.

 

14/09/2020

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